domenica 1 febbraio 2015

ii/ Il prezzo della libertà e altre amenità

C'è questa famosissima frase di Voltaire, che in realtà è di Evelyn Beatrice Hall,

Non sono d'accordo con ciò che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.

…che viene usata anche dai Giusti versione 2.0, cioè quelli che tra il ricordo di questa frase e un je suis Hebdo ci infilano un po' di «imbecilli», «idioti», «coglioni», «analfabeti» e via dicendo, nel tentativo di difendere «fino alla morte» l'altrui diritto di dire ciò che stanno dicendo, con la forza e il peso della loro schiacciante superiorità morale ed intellettuale…1

Un esempio da ornitoteca: l'immagine dove si legge la frase, in inglese e con l'errata attribuzione a Voltaire, è accompagnata da queste belle parole:

[…]La liberta non ha prezzo, in nessun caso, se no non è liberta.

Forse per liberare una schiava si poteva arrivare a spendere una cifra notevole, ma come si fa a dare un prezzo? Sarcasmo a parte, sembra un principio in cui crede davvero fermamente. Almeno finché serve a difendere le sue convinzioni…

La libertà non ha prezzo, dice; però fomentare l'applicazione di una legge che prevede l'arresto o una multa (fino a 1000€) è, in effetti, un prezzo da pagare per la libertà. Così almeno sappiamo che sbagliare (secondo quanto stabilito dalla legge) ha un prezzo eccome!

Come si conciliano queste frasette fatte sulla «libertà» con quanto stabilisce la legge? La libertà di sbagliare, di dire “cazzate”, non è una delle “forme” di libertà da garantire? Chi definisce i confini della «libertà»? Dove finisce la mia «libertà» e dove inizia la tua «libertà»?

Sono frasi d'effetto, ma usano termini vaghi che accendono “simboli” diversi in menti diverse; è banale essere d'accordo, ma poi in realtà, scavando scavando, spesso si scopre che la pratica diverge dalla teoria immaginata. La «libertà», così intesa, è una favoletta e diffondere frasi del genere è una specie di esibizionismo del “pensiero corretto e conforme” che fa in modo di essere ben visti nella società dei Giusti (2.0 e non).

Secondo quanto stabilito dalla legge è un passaggio non da poco, perché la legge ha un rapporto particolare con la giustizia: non è affatto detto che ciò che è illegale (hic et nunc!) sia anche ingiusto2.

Gli educatori 2.0 nell'era dei social

Durante lo svolgimento delle elezioni per il presidente della repubblica italiana qualche elettore ha pubblicato sui social la foto della “scheda” con tanto di nome del candidato scelto. Per quanto questa insopportabile smania e mania di esibire ed esibirsi possa risultare stupida3, è assurdo pretendere l'applicazione della legge 30 maggio 2008 n. 964.

A me fa “ridere”5 il senso civico 2.0, con “denuncia” annessa, che così prende forma in un tweet:

In realtà non è «illegale fotografare la scheda»: parla per luogo comune, per meme, per leggende urbane. La legge 30 maggio 2008, n. 96 riguarda il divieto di «introdurre all'interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini».

Al suo tweet rispondo:

denuncia2.0…fa ridere.vedremo come si dimostra il voto di scambio—e se basta l'atto,sai che bella prova x libertà in Italia

Con «atto» intendevo l'atto del pubblicare la foto sui social, non quello di portare l'apparecchiatura nella cabina, che è quanto viene vietato. Con «come si dimostra il voto di scambio» ho dato per scontato il fatto che fosse noto perché è stata fatta la legge 30 maggio 2008, n. 96: per togliere uno strumento al servizio del voto di scambio.6

La legge è un modo un po' superficiale di “risolvere” il problema e diventerebbe persino ridicola qualora si dovesse perdere di vista la finalità: se lo scopo è quello di arginare (perché non è che si eviti: ci sono altri modi) il voto di scambio, non può essere applicata “automaticamente” e a posteriori. Va applicata contestualmente, in flagranza, cioè sanzionando chi si dovesse portare in cabina «telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini»7. Bisogna che ci sia qualcuno che controlli e prenda sul serio questo controllo8… Così, applicata “al momento”, la legge avrebbe un senso: rendendo lo scatto impossibile a “onesti” e “disonesti”, si impedirebbe ai disonesti di ottenere il loro scopo.

A fatto avvenuto e “scoperto” (cioè “rivelato”9) non ha senso farla valere retroattivamente senza traviare lo spirito della legge10: a quel punto avrebbe senso semmai indagare per stabilire se la foto è stata fatta proprio per il fine che ha portato all'introduzione della legge, oppure no11.

L'applicazione tardiva12 della legge è soltanto inutile. La legge stessa è inutile, in generale. Non lo è (per lo scopo per il quale fu pensata, così come risulta chiaro dalla sua discussione in Assemblea13) solo in un caso: qualora venga applicata in loco. Ciò significa che il «presidente dell'ufficio elettorale di sezione» deve invitare «l'elettore stesso a depositare le apparecchiature», e che le punizioni previste dal comma 4 scattano in flagranza di reato, cioè quando si scopre l'introduzione «all'interno delle cabine elettorali» di «telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini», nonostante l'invito del «presidente dell'ufficio elettorale di sezione».

La terminologia usata fa pensare che la legge sia stata ideata per le consultazioni popolari e non per le votazioni (a scrutinio segreto) che avvengono all'interno del parlamento. In caso di sedute congiunte (come nel caso delle elezioni per il Presidente della Repubblica) vale il regolamento della Camera dei deputati; il capo X tratta delle votazioni. Non esiste alcun «presidente dell'ufficio elettorale di sezione», perché in effetti non c'è alcun «ufficio elettorale di sezione». Terminate le chiame, fatte dai «deputati segretari», e dichiarata chiusa la votazione, il Presidente della Camera14 procede con lo spoglio delle schede15; poi i «deputati segretari» eseguono il «computo dei voti»16.

Se si legge il documento del DdL e il resoconto favorevole con osservazioni si capisce che il decreto-legge nasce con in testa le consultazioni elettorali politiche del 13 e 14 aprile 2008. Però, secondo quanto detto in sede referente, «riguarda tutte le consultazioni elettorali e referendarie». Ma, visto il testo, continua ad essere “strutturato” per le elezioni in cui sia il “popolo” a dover esprimere un voto. Anche il l'art. 48 della Costituzione, a cui si fa riferimento, nasce nell'ottica delle elezioni a cui è chiamato il popolo. In Parlamento, del resto, esiste lo scrutinio palese… senza che ci sia incompatibilità con l'art. 48: se la segretezza di cui si parla al secondo comma fosse da intendersi in senso assoluto e non in relazione a ciò che si vuole garantire, allora qualunque voto dovrebbe essere segreto. Non è così.

Prima di fare la sua osservazione, Berselli spiega la ragion d'essere della legge, che però è persa nel “titolo” e nel testo stesso:

[il disegno di legge] è finalizzato a rafforzare le misure a tutela della segretezza del voto, riducendo i rischi di controllo e condizionamento dell'esercizio del diritto di voto che l'ampia disponibilità di strumenti - quali i telefoni cellulari dotati di dispositivi fotografici - hanno negli ultimi anni accresciuto, e prevenendo al contempo la commissione dei reati elettorali indicati con la denominazione di «voto di scambio».

Nella discussione in Assemblea si spiega meglio la genesi della norma:

la norma è dettata dall'allarme suscitato nell'imminenza delle elezioni, dalla possibilità che alcuni elettori usino questi strumenti per rendere non più segreto il loro voto e di conseguenza per fare degli usi certamente proibiti dalla legge e in particolare dalla Costituzione, come, ad esempio, praticare la vendita di voti o subire un'imposizione da parte di qualcuno che con la forza, con minacce, con lusinghe, con pagamenti possa richiedere a qualcun altro di votare in un certo modo e di portargliene la prova.

Quindi, tornando alla mia obiezione («vedremo come si dimostra il voto di scambio»)… se lo scopo di quella legge è noto, ci si può aspettare una risposta come la seguente?

L'impressione è che non sappia perché è illegale17. Butta invece in mezzo la sua «valutazione politica»18, che non è che conti molto come risposta alla mia “obiezione”, che cerco di precisare ulteriormente e invano: magari non c'entra l'immunità parlamentare, ma la difficoltà di applicare (a posteriori!) una legge nata per evitare il «voto di scambio» (e altre anomalie).

Dread, la legge sono loro…

Nel corso di una discussione (nella quale non mi addentro più di tanto19) un tale dmerovingio dice che «Napolitano ha cucinato 3 governi non eletti».

SveviMarco lo bacchetta, con il solito fare in cui è piuttosto difficile scorgere alcun intento pedagogico.

Il Merovingio descrive una consuetudine (rafforzata di recente, con la Seconda Repubblica), quella che vuole il capo-lista delle grandi coalizioni, o il leader carismatico del partito, anche “candidato” premier. Nemmeno tanto implicito: le forze politiche, forse per creare una certa fiducia nel loro elettorato, lo fanno intendere bene chi può essere il loro prescelto.

Il Merovingio non sta vaneggiando, se un giornale “pesante” come Repubblica può sparare il titolo I Candidati Premier. Quindi l'elettore un po' si aspetta di sapere che, votando una certa forza politica, finirà per avere un certo premier e, di conseguenza, un certo Governo.

Il PD fa le primarie, nelle quali viene scelto il candidato premier. Renzi in fin dei conti ha vinto le primarie… Quindi, in un certo senso, si potrebbe dire che lui, e il Governo da lui formato, è stato eletto… Ma questa è un'interpretazione semplicistica: dal Governo tecnico montiano al Governo Renzi, passando per il Governo Letta, con un parlamento sui generis e la rielezione (regolare ma più unica che rara) di Napolitano, è facile avere l'impressione che in Italia si stia giocando una partita un po' sporca, in cui le aspettative della democrazia sono diventate di secondaria importanza.

Ci si può discutere per ore e per pagine, senza che le diverse idee possano avere dalla loro degli elementi schiaccianti che facciano pendere l'ago decisamente a favore di una visione o dell'altra. Forse alcune cose saranno più chiare tra una cinquantina di anni, se non più, e saranno altri a discuterne e fare analisi, con il distacco (e magari il cinismo) che la distanza temporale rende più facile.

Comunque…

È una affermazione piuttosto impegnativa — un modo gentile di dire che è una cazzata — visto che la legge viene interpretata. A proposito di sottintesi, poi, si trova un documento dal titolo La Costituzione “sottintesa”, di Giusi Sorrenti, e la prima sezione è “La direzione del cambiamento nelledecisioni interpretative della Corte costituzionale”…

Nel diritto ci sono interpretazioni e ci sono sottintesi20. Nel diritto, nella Costituzione, nel come si forma un governo… ci sono interpretazioni e sottintesi, come è normale che sia.

SveviMarco non si convince; prende gli esempi fatti come specifici e validi quindi in un contesto ristretto: «è un settore diverso. Le norme che regolano la nascita del governo sono precise e prive di sottintesi».

Non è proprio così.

precise,tanto che leggo «nella prassi», «nn è disciplinato[…]», «anche se non espressamente previsto». http://www.governo.it/Governo/Struttura/formazione.html

Se alcuni punti della stessa Costituzione, da cui ha tutto origine, sono «materia di discordia tra gli interpreti della Costituzione», com'è possibile che le «norme che regolano la nascita del governo sono precise e prive di sottintesi»?

Non è possibile21.


  1. Hai il diritto alla vita biologica: mica ti uccido come farebbero quei tagliagole degli islamici. No, io ti lascio vivere, però sei stupido, e devi tacere, e quello che hai detto, sappilo, è una cazzata tremenda, sei un idiota, un fascista, io ti toglierei diritto di voto, perché gente come te è troppo imbecille per votare, ecc. Questo è il tenore delle affermazioni di alcuni.

  2. Per tutti i membri della stessa “società civile” (limitata geograficamente e temporalmente): partiamo dal presupposto che una base culturale comune ci sia.

  3. Anche quando se ne riconosce la buona fede, che nel caso specifico è di mostrare la coerenza tra dichiarazione pubblica delle intenzioni e voto realmente dato.

  4. Il decreto-legge 1° aprile 2008 n. 49, poi convertito in legge (30 maggio 2008, n. 96) vieta di portare in cabina elettorale apparecchiature in grado di fare foto. Ma una volta che tale comportamento non sia stato notato e “contestato” seduta stante… cosa dice la giurisprudenza? L'esistenza della foto conferma la presenza dell'apparecchiatura (ma in realtà bisogna provare che quella foto sia stata fatta realmente da chi l'ha pubblicata, il che significherebbe voler accertare che un certo voto sia stato effettivamente dato da una certa persona…). Ma si può far valere tale legge sulla base di questa prova, essendo l'atto illecito descritto dalla legge “a durata limitata” e “terminato” e “risolto” nel momento in cui la foto viene pubblicata? Ovvero: la legge punisce l'atto di portare tali apparecchi in cabina, non gli “effetti” e le conseguenze della violazione avvenuta. A mio avviso un buon avvocato può far cadere l'accusa già solo partendo da qui.

  5. Preoccupa.

  6. Chi elargisce favori in cambio del voto non si accontenta della parola data dall'elettore e vuole una prova concreta che ciò che ha detto che avrebbe votato sia effettivamente ciò che ha votato. Questa prova è la foto della scheda. Chi si presta a questi giochi non ha motivo di pubblicare la foto, è ovvio. Mentre il senso civico 2.0 perde tempo con chi ha fatto una sciocchezza innocua e dà addosso per via di “sentimenti politici avversi” (il M5S è inutile e dannoso…), esibendo un grottesco senso della giustizia e “valutazioni politiche” tanto profonde da far invidia alla Fossa delle Marianne, se la ridono quelli che veramente avevano bisogno della foto (se ce ne sono stati, e dubito che sia così, vista la natura di questa grande elezione da cui prendono il via queste polemiche)…

  7. Credo che esista ancora (in Italia) il reato di “atti osceni in luogo pubblico”. Immaginiamo che una coppia si diverta in pieno giorno in un parco cittadino… Mettiamo il caso che non ci sia nessuno nei paraggi, che non venga “scoperta”, che torni a casa felice e pubblichi da qualche parte una foto della loro attività nel parco. In base a questa foto possono essere denunciati per “atti osceni in luogo pubblico”?

  8. Ma notate bene: la perquisizione non è prevista… «Il presidente dell'ufficio elettorale di sezione […] invita l'elettore stesso a depositare le apparecchiature» (enfasi aggiunta). Se l'elettore dichiarasse, mentendo, di non averne, non ci sarebbe modo di “stanarlo” (a meno che non sia tanto furbo da fare la foto con un apparecchio che fa rumore…). Per i casi per i quali esiste la legge lo scopo dell'elettore è proprio quello di avere la foto (da esibire al “committente”) senza farsi scoprire.

  9. In realtà, come detto, il fatto “rivelato” non è l'introduzione «all'interno delle cabine elettorali telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini». Questo reato, non contestato nel momento in cui si è consumato, viene dedotto dall'esistenza dalla foto che è stata pubblicata. Un cavillo… Non c'è invece una legge che vieti la pubblicazione della foto di una scheda elettorale già compilata: nessuna ha pensato (giustamente!) che sarebbe stata utile per arginare il fenomeno del “voto di scambio” e, del resto, potrebbe essere considerata una minaccia alla libertà d'espressione. Nemmeno esiste una legge che vieti di mostrare a qualcuno una foto fatta all'interno di una cabina elettorale…

  10. Se si vuole prendere la legge come regoletta fine a sé stessa, allora va benissimo l'interpretazione ottusa e strumentale che alcuni hanno fatto (sempre a colpi di social e pseudosenso civico 2.0).

  11. Il fatto che sia stata pubblicata (visibile a tutti) e non mostrata in segreto a qualcuno (azione che è difficile da scoprire senza una sorveglianza mirata) suggerisce la risposta più probabile.

  12. Se hai pubblicato una foto, è perché hai potuto scattarla, dunque avevi un apparecchio fotografico nella cabina e ciò è vietato… Il divieto serve per impedire che qualcuno possa fare delle foto (per rendere più “difficili” i meccanismi del voto di scambio). Tu hai dimostrato di aver fatto una foto, quindi applico ora la legge che serve per dissuaderti dal portare in cabina apparecchi in grado di fare foto…

  13. La legge stessa e il suo titolo, invece, non rendono affatto chiari i suoi intenti pratici; per me è una legge scritta e pensata male — in effetti ha origine da un decreto-legge fatto a ridosso delle elezioni del 13 e 14 aprile 2008 e sulla scia di «cronache giornalistiche» e «indagini giudiziarie».

  14. Cfr. Modalità dell'elezione del Presidente della Repubblica: «Il Presidente e l'Ufficio di Presidenza del Parlamento in seduta comune sono quelli della Camera dei deputati». «Quando il Parlamento si riunisce in seduta comune si applica il Regolamento della Camera dei deputati».

  15. Il nome scritto sulla scheda viene letto ad alta voce dal presidente (Boldrini) e la scheda viene passata al presidente del Senato per un ulteriore controllo.

  16. Questo è desunto dalla trascrizione stenografica della seduta.

  17. Ribadisco che ad essere illegale è l'introduzione in cabina di apparecchi fotografici o simili, non «fotografare la scheda». Suona strano (perché per fotografare la scheda compilata sembra che sia necessario aver introdotto in cabina un apparecchio in grado di fare foto), ma il “cavillo” è importante ed è un'ulteriore prova del fatto che la legge non ha senso se non applicata al momento, al seggio o comunque nel luogo dove si stanno effettuando le votazioni. Immaginate infatti che io venga scoperto in possesso di una foto di una scheda elettorale compilata. A quel punto, secondo certi pigolatori, per me dovrebbe scattare la sanzione secondo la legge 30 maggio 2008, n. 96. Ma io potrei dichiarare che quella non è la mia scheda e che la foto non l'ho fatta io (o l'ho fatta io, entrando in un seggio durante lo spoglio delle schede, circostanza che quella legge non copre). Per accertare la verità, le indagini dovrebbero violare la segretezza del voto garantita dall'art. 48 della Costituzione. (Nota: la segretezza del voto si realizza quando non è possibile mettere in relazione un voto, così come appare su una scheda elettorale, con la persona che ha dato quel voto, cioè che ha compilato quella specifica scheda elettorale.)

  18. Sia “globale”, chiudendo con «M5S inutile e dannoso», che specifico ma pur sempre definitivo e a 360°: «Imbecillita, mancanza di rispetto della costituzione e dei cittadini». Ora, io sono un cittadino e la mia capacità di giudizio (che non disprezzo in modo particolare) è “offesa” in diversi modi da questo tweet… In seguito alla mia risposta, che ho dovuto taggare con un latineggiante “imbecillitas”, sconsideratamente mosso all'ilarità dalla mancanza dell'accento e dalla superficialità delle affermazioni con i soliti pretenziosi sottintesi di superiorità, la pigolatrice sostiene di non avermi offeso, e che il suo tweet per me “offensivo” sia una mera valutazione politica. Dicendolo aggiunge due frasette prive di significato, tipiche della propaganda mainstream: «non hanno saputo contare» e «sono rimasti ai margini con votazioni online» — quest'ultima è ancora più assurda se si pensa che sta parlando delle elezioni del Presidente della Repubblica, per il quale il M5S ha votato Imposimato. Non soddisfatti, aggiunge altri luoghi comuni e ribadisce quello dell'inutilità: «non ne hanno azzeccata una in 2 anni credendosi furbi... Invece inutili...». Queste sarebbero «valutazioni politiche»…? A me sembra imbecillitas e «mancanza di rispetto dei cittadini» che li hanno votati e sono soddisfatti del loro lavoro in parlamento (che è «inutile»). Fa queste affermazioni e io dovrei (cioè, noi dovremmo, perché dice «dimostrate»…) dimostrare che è vero invece il contrario. Ma come si dimostrerebbe il contrario? E come si dimostra che è come dice lei? Più che «valutazioni politiche» mi sembrano imprinting mediatici (di media di parte).

  19. Ma chissà, in futuro. Tra l'altro vi interviene il dott.ing. Ligori, e non mi stupisco che ancora una volta dimostri un modo di ragionare fallace, strumentale, manipolativo. Scrive in un tweet di risposta a uno che teme tentativi di Napolitano di corrompere (parlamentari del M5S, suppongo): «Ma il 5s è incorruttibile no? Di che ti preoccupi?». Si parte dalle affermazioni di onestà e coerenza cui aspira il M5S, in contrapposizione al fatto che ciascun uomo o donna è potenzialmente corrompibile; dovesse avvenire un episodio conclamato, eccolo un Ligori che direbbe qualcosa come “ma voi non eravate quelli incorrompibili?” Il pattern è riciclabile a piacere su qualunque questione; a cercarli non credo che non si trovino altri illustri esempi. Comunque, alla base della domanda ligoroide si può scorgere questo modo di “ragionare”. Un po' come preoccuparsi per la disoccupazione e trovare uno che ti dice: “ma l'Italia è fondata sul lavoro, no? Di che ti preoccupi?” Vabbè. Lasciamo l'onesto ing.dott. Ligori alle sue porcate intellettuali.

  20. Il tweet di SveviMarco termina con «O si nomina o si elegge». Questo sì: la terminologia è “precisa”, nel senso che nominare è diverso da eleggere. Il premier viene nominato dal Presidente della Repubblica, ma non è che viene nominato a caso (anche se teoricamente il PdR ha estrema libertà nella scelta): il premier deve formare un governo che deve ottenere la fiducia dalla maggioranza del Parlamento, che è stato eletto dal popolo e che, rappresentandolo (sperabilmente in modo corretto), ne fa le veci… Il «Presidente conferisce l'incarico direttamente alla personalità che, per indicazione dei gruppi di maggioranza, può costituire un governo ed ottenere la fiducia dal Parlamento» (enfasi aggiunta; la formazione del Governo). Per consuetudine, dunque: la coalizione vincente ha già una sua idea di premier, e si fa eleggere (dal popolo) anche sfruttando questa “candidatura”; essendo coalizione vincente, è formata dai «gruppi di maggioranza» che indicano al PdR il premier… in condizioni normali si garantisce che un Governo formato da un simile premier ottenga la fiducia senza problemi.

  21. Prima di giocare a fare gli espertoni tirando fuori affermazioni impegnative e prive di sfumature come «nel diritto non ci sono sottintesi» bisognerebbe rifletterci su un po' di più.

1 commento:

  1. (È Dredd, lo so, ma Dredd non ha significato in inglese, mentre "dread" sì — credo che anche nell'originale si giochi con Dredd-Dread; comunque ho voluto rendere esplicito il "vero" significato…)

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