martedì 6 gennaio 2015

Si può essere così coglioni?

Domande inspiegabili su Pigololandia… Dissi che la gente da “riderone duro” farebbe bene a tacere ogni tanto… e ciò vale anche e soprattutto per chi crede di essere circondato da “coglioni” e mai l'assale il sospetto che, se si vedono così tanti “coglioni”, il problema forse è lì, nello specchio, e non (solo) altrove.

Do qualche informazione sulle circostanze accessorie di questo post: forse non esisterebbe (in questa forma e/o con questa introduzione) se

  1. non avessi scritto Alexa e Uriel Fanelli (e altri);
  2. non mi fosse passato sotto il naso un pigolio come α e non ne avessi trovati altri, preso da sbigottita curiosità1, come а, б, ц, д, г, х, Ω… per finire infine, scorrendo un po' sopra, un po' sotto, su quello che apre le danze di questo post;
  3. l'atroce Be non fosse pure una atroce piuacchista, come indicato dalla stella da sceriffo appuntata sullo pseudonimo, Beatrox +H -!!11!.

Il punto è questo: è un dato di fatto che, rispetto alle equivalenti elezioni del 2010, in Emilia Romagna le uniche due forze politiche che non hanno perso voti, in termini assoluti, sono SEL e M5S.

Si può disquisire se abbia senso o meno considerare le elezioni regionali del 2010 in Emilia Romagna invece dei risultati elettorali delle elezioni politiche del 2013 (limitatamente alla regione). La mia risposta è “dipende”, ma per ora metto da parte questo nodo, anche perché è chiaro che non è quanto spinge l'atroce Be a sentirsi superiore ai coglioni che abitano la sua bellissima terra (vista dallo spazio).

Il nodo non è nemmeno il pretenzioso e discutibile «M5S è l'unico vincitore».

Il punto che “spiega” la domanda (retorica) «come si può essere così coglioni?» è chiarito da quanto segue la domanda stessa, ovvero:

Nel 2010 ha votato il 69%2 dell'elettorato!

Questo secondo lei “spiega” il «coglioni». Come a dire: non puoi considerare quell'incremento rispetto al 2010 una vittoria perché nel 2010 votò molta più gente… Oppure: è ovvio che ci siano meno voti (e dunque le differenze siano negative), visto che nel 2010 votò molta più gente.

Spieghiamo un fatto elementare, ma tanto elementare che persino un coglione ci dovrebbe arrivare (e persino uno o una che sta nel cerchio magico di UF): che nel 2014 abbia votato meno gente e, nonostante ciò, si siano ottenuti più voti rispetto al 2010, è un elemento a favore dell'interpretazione trionfalistica e non contro. Considerando l'astensionismo è “naturale” attendersi un calo di voti per tutte le forze politiche; se questo non accade (per tutte), è altrettanto “naturale” spingersi a fare qualche considerazione in più e trarre delle conclusioni.

Dunque, se nel 2010 hanno votato 2.357.733 persone e nel 2014 solo 1.304.841, mi aspetto che tutte le forze politiche ottengano meno voti, se i rapporti di forza sono grossomodo rimasti quelli e se l'astensionismo non ha avuto un particolare “colore politico”: mi aspetto il “segno meno” per tutte le differenze.

L'incremento dei voti assoluti per SEL e in particolare per M5S conferma che queste formazioni, nonostante il forte astensionismo, sono riuscite a mantenere i loro elettori rispetto al 2010; anzi, hanno fatto di meglio: sono riuscite ad averne altri. Un dato interessante e positivo.

Il M5S, se è un “vincitore“, sicuramente non è l'unico: seggi assegnati alla mano, è superato sui gradini del podio dalla Lega Nord; ha senso comunque dire che sia uno dei vincitori3 di queste elezioni (in Emilia Romagna). Basta porsi una semplice domanda (che anche un coglione nel cerchio magico di UF può riuscire a farsi): qual è lo scopo delle elezioni regionali? Da questo punto di vista, pragmatico e politico, è stata una vittoria per Lega Nord prima di tutto, e poi per il M5S4, come già scritto.

Approfitto inadeguatamente di questo spazio per un paio di “approfondimenti” e ragionamenti (forse riproporrò il testo emendato su qualche altro blog).

Si devono paragonare i risulatati con quelli del 2013! No, con quelli del 2010! No, con…

Un balletto (che risuona tra mediascape e socialscape) che si ripete puntualmente e a cui si danno risposte o spiegazioni che mi destano sempre qualche grattacapo.

La questione è, ovviamente, affrontata in modo semplificato e strumentale a seconda di chi vuole dire cosa. Nel codazzo troviamo anche quelli che dicono “coglioni” a destra e manca ma che fanno ben poco per distinguersi dalla massa di presunti coglioni dai quali credono di essere tanto diversi e ovviamente migliori. Comunque, tolti i “coglioni che dicono agli altri coglioni”, c'è una schiera di persone che più o meno onestamente e serenamente tenta di dare motivazioni plausibili per giustificare una scelta o l'altra.

Il mio discorso è generale, ma per comodità faccio riferimento proprio alle elezioni regionali del 2014.

Dobbiamo guardare le regionali del 2010, o le politiche del 2013? E perché non le europee del 2014 invece?

La scelta dipende in realtà dalla domanda: cos'è che ci interessa sapere?

Se prendiamo l'elezione in esame come “sondaggio5 e quindi ci interessa il dato per farci un'idea della tenuta nel tempo della nostra forza politica, allora può aver senso confrontarlo con il “sondaggio” più recente, cioè con le precedenti elezioni a disposizione, di qualunque tipo, e valutare se si hanno più o meno consensi. Quindi nel caso specifico il paragone andrebbe fatto con le europee, ma ciò che vediamo avrebbe poco valore se non ragionassimo invece sulla serie, e non solo sul dato corrente e quello precedente6.

Il paragone tra elezioni di natura differente va fatto comunque con prudenza e rischia sempre di essere fuorviante: i voti in Emilia Romagna (per dire) dati per eleggere il parlamento non sono equiparabili in modo ovvio ai voti in Emilia Romagna dati per eleggere il consiglio regionale. L'elettorato andrebbe considerato differente in una certa misura7.

Questo è un modo di vedere un'elezione, ma non è il modo principale né quello che asseconda la natura propria della stessa elezione.

Infatti un'elezione non ha, come scopo, quello di raccontare quanto bene una forza politica sta facendo secondo l'elettorato; cioè non è un “sondaggio”: questa è solo un'informazione collaterale, di notevole importanza per poter adeguare la strategia comunicativa, l'azione di governo, il tipo di opposizione, ecc. e assicurarsi il consenso necessario — ma è pur sempre un'informazione “collaterale”.

Un'elezione serve una finalità politica dichiarata: andiamo a votare per eleggere i membri del parlamento, i membri di un consiglio regionale o comunale…

Ci sono dei seggi in palio e l'obiettivo politico è quello di “conquistarne” il maggior numero.

Quando ci domandiamo come è andata una forza politica rispetto all'obiettivo ufficiale dell'elezione appena fatta, ha senso solo e soltanto il paragone con l'equivalente elezione, cioè con quella che ha determinato, la volta precedente, il numero dei seggi assegnati alla forza politica: le elezioni “politiche” nazionali non portano ad occupare seggi in un consiglio regionale e le regionali non portano ad occupare seggi in parlamento8.

Quindi è normale e anche giusto che una forza politica saluti come una vittoria l'aumento del numero di seggi a lei assegnati, perché in effetti è una vittoria relativamente allo scopo per il quale sono state fatte le elezioni.

Se la forza politica che guadagna seggi è all'opposizione (come è per il M5S, che passa da 2 a 5 seggi in Emilia Romagna, e la Lega Nord, che passa da 4 a 8+1 seggi9), la “vittoria” ha un senso politico ancora più interessante10. (Interessante, isn't it?11)

Siamo d'accordo quasi tutti12 sul fatto che l'astensionismo faccia passare in secondo piano questi “dettagli”. Ma la “politica” va avanti, il consiglio regionale va avanti, con i nuovi consiglieri13: non esiste un quorum e, sebbene il sintomo possa essere visto come un indicatore preoccupante dello stato di salute della democrazia e della politica in Italia (ovvero della percezione che si ha di questo stato di salute), nella pratica non c'è alcun meccanismo che si sia inceppato.

L'ingranaggio è fatto per funzionare anche così.

Il potere costituito e legittimato, nella retorica democratica, dal popolo, la cricca di chi fa politica e compagnia cantante, non devono e non possono restare indifferenti a un simile calo di partecipazione, ma non tanto per motivi legati alla “crisi della democrazia”… Che le preoccupazioni (di qualunque natura) siano rese pubbliche o meno14 fa differenza solo nel mediascape.

Concludo e mi fermo qui, visto che le ornitoteche non sono il luogo ideale per queste elucubrazioni pseudopolitiche15: è corretto paragonare le elezioni regionali del 2014 alle elezioni regionali del 2010 con l'ovvio scopo di valutare il successo relativamente al motivo per cui le elezioni in questione sono state fatte. Se si rifiuta questo paragone, si sta cambiando la domanda a monte e si sta deliberatamente ignorando lo scopo ufficiale delle elezioni tenutesi; è ovvio che se si cambia la domanda, la risposta sembrerà quella sbagliata e, d'altra parte, se si cerca di rispondere a due domande diverse con la stessa risposta, non si potrà far altro che ritenere quest'ultima insufficiente.

Una piccola coda segue comunque…

A proposito di domande

A proposito di domande: se ci interessa sapere come sta andando una forza politica rispetto ad un'altra e non rispetto a tutte le altre, possiamo fare un semplice giochetto: calcoliamo il rapporto dei voti di ciascuna forza con tutte le altre. Vi riporto il risultato grezzo, come viene fuori, ché non mi va di metterlo per bene e di fare una analisi come si deve e trovare un modo accattivante di visualizzare i risultati.

 > ratios2010
             PD       SEL        LN       M5S
 PD  1.00000000 22.749562 2.9716217 6.7731778
 SEL 0.04395689  1.000000 0.1306232 0.2977278
 LN  0.33651659  7.655605 1.0000000 2.2792867
 M5S 0.14764119  3.358772 0.4387338 1.0000000
 > ratios2014
             PD       SEL        LN       M5S
 PD  1.00000000 13.775492 2.2922862 3.3558411
 SEL 0.07259269  1.000000 0.1664032 0.2436095
 LN  0.43624570  6.009499 1.0000000 1.4639713
 M5S 0.29798789  4.104930 0.6830735 1.0000000

Nel 2010 il PD aveva circa 6.77 volte il numero di voti del M5S; nel 2014, il PD ha ottenuto “solo” 3.36 volte il numero di voti ottenuti dal M5S. Se, a prescindere dall'affluenza, i “rapporti di forza” fossero rimasti gli stessi, questo rapporto sarebbe dovuto rimanere più o meno uguale. Il PD è calato molto di più del M5S (che infatti, in termini assoluti, non è nemmeno calato). Rispetto al M5S, tutte le altre forze calano, vuoi perché colpite dall'astensionismo in modo più significativo, vuoi per migrazioni di voti (magari ad altre forze non messe in elenco16), vuoi perché il M5S è riuscito effettivamente a “fare un po' meglio”17.

Dunque il M5S “avanza” rispetto a tutte e tre le altre forze prese in considerazione; il PD è quello che retrocede rispetto a tutte18; SEL avanza rispetto al PD e alla Lega, ma perde un po' rispetto al M5S; la Lega avanza rispetto al PD, ma non rispetto a SEL e M5S19.

Chi continua a mantenere la maggioranza (PD) è quello che è andato peggio, ma “tiene” grazie all'assenza di un contrappeso importante, un centro-destra “nazional-popolare” appetibile e distinto dal PD medesimo; tutti gli altri importanti ma ”piccoli”20 hanno guadagnato terreno a livello regionale, anche se con la complicità dell'astensionismo (nell'ipotesi in cui abbia colpito maggiormente il PD), almeno così sembra per ora da questa elezione21.


  1. Non mi capita tutti i giorni di imbattermi in qualcuno del fandom dell'Uriel Fanelli.

  2. Precisamente il 68.06%, ovvero 2.357.733 persone. Nel 2014, invece, ha votato il 37.70% degli aventi diritto, cioè 1.304.841 persone.

  3. Se il “vincitore” è chi ottiene la maggioranza, l'unico vincitore è chi ha effettivamente preso la maggioranza, cioè il PD, con 30 seggi (la coalizione ha 32 seggi, cioè i 2/3). Se non ci sono “vincitori morali” o “record personali”, la questione è chiusa qui. Questa visione miope della politica e dei risultati elettorali si dimentica del fatto che un'elezione fa eleggere dei “rappresentanti” secondo delle regole che, in teoria, servono a fare in modo che gli eletti rappresentino adeguatamente gli elettori secondo delle “proporzioni” determinate tramite i voti ricevuti. La metafora secondo la quale un'elezione è una specie di concorso dove si vince un titolo nazionale (o regionale, o comunale) è figlia di una visione superficiale della politica, una semplificazione dei meccanismi democratici e di rappresentanza. Se la metafora, da strumento descrittivo di comodo, adatto a certi discorsi, diventa un esatto “isomorfismo” della situazione politica conseguente al risultato di certe elezioni… allora c'è un errore di interpretazione. Ogni formazione fa il suo proprio discorso, segue la sua propria evoluzione e, ambizioni impossibili a parte, può benissimo considerare tre nuovi seggi una grande vittoria personale ed anche simbolicamente interessante.

  4. Non metto nella lista SEL per due motivi: perché ha guadagnato un solo consigliere in più e perché fa parte, almeno formalmente, del polpettone-coalizione di centro-sinistra.

  5. Le elezioni sono il migliore e più veritiero sondaggio possibile, fatto sul più grande campione possibile.

  6. Certe “elucubrazioni”, fatte anche completando i dati di partenza con altre informazioni e considerazioni, hanno un valore strategico e perciò non è affatto detto che siano serenamente spiattellate, anche qualora fossero positive. Sicuramente i talkshow o i social network non sono ideali per discutere approfonditamente certi punti. Uno dei parametri da tenere in considerazione che mi viene in mente or ora è un qualche tipo di metrica sulla “forza” della presenza e della propaganda sul territorio; p.es. in un territorio che (per caso o strategia) non si è curato molto, una perdita di voti è attesa e anche se dovesse essere, a conti fatti, inferiore all'aspettativa, si potrebbe considerare comunque un dato positivo, a dispetto di quanto diranno media e detrattori.

  7. Un “convintissimo” del PD voterà PD (i suoi candidati) alle regionali e alle politiche; lo stesso vale per le altre forze politiche in campo. La partita non si gioca sui “convintissimi”. Le elezioni politiche nazionali, e le campagne elettorali per queste elezioni, hanno un impatto diverso (rispetto alle elezioni regionali) sull'immaginario politico degli indecisi, oltre a un diverso “potere permeante”. Il paragone deve tenere in considerazione diversi fattori di difficile valutazione e deve riuscire ad amalgamarli e pesarli opportunamente nei due casi distinti.

  8. Gancio: il debunking dei superficiali — per chi perde tempo a leggere le note e tra le righe.

  9. Proclamati dalla Corte d'Appello i 50 consiglieri eletti in Assemblea.

  10. I seggi vacanti riassegnati sono principalmente quelli che furono del PdL (che passa da 10+1 a 2-1 con il nome di FI), mentre il PD e in generale il centro-sinistra “tiene”. L'esultanza di Renzi pragmaticamente dipende da questo (che è comunque diretta conseguenza delle “percentuali”).

  11. Come direbbe il «figlio di operai di uno zuccherificio».

  12. È un luogo comune. Davvero l'astensionismo così alto è così negativo? Apocalisse? Morte della democrazia? Deriva oligarchica o aristocratica? Sputo sul suffragio universale? Vittoria del complotto del capitale che sguazza nel depotenziamento delle istanze popolari a tutto vantaggio di lobbies e corporations trasformati nei veri nuovi elettori? (Mi viene in mente, riguardo il suffragio universale, che mi è capitato un po' di volte di leggere persone che vorrebbero togliere il diritto di voto a certi — la psicologia è la stessa di quelli che dicono “coglioni” agli altri una volta sì e pure l'altra). Leggendo i numeri dell'astensione («il primo partito in Italia») alcuni anarcoidi, ma non solo, hanno messo qualche puntello ai loro sogni, congetturando, in modo secondo me del tutto fantasioso e privo di agganci plausibili con la realtà, che fosse il segno che finalmente la gente comincia a capire. Mi sembra che confondano lo schifo per i politici e la disaffezione alla politica con una scelta consapevole e motivata da ideali diversi riguardo la natura del potere e l'organizzazione della società. Nonostante questo abbaglio (sono certo che sia tale), è da qui che si può partire per riflettere su come la scontatezza della “negatività” di un'astensione tanto alta sia da considerare sospetta: così vuole e fa comodo al potere costituito (“democratico” e ora rappresentato, in questo frangente, in Italia, da un governo mai veramente eletto), che teme di perdere la legittimazione di facciata, che è l'unica cosa che lo mantiene in vita e al riparo paradossalmente proprio dagli stessi legittimatori. In una visione del mondo diverso, un andamento simile potrebbe spingere, ipoteticamente e in un futuro non necessariamente prossimo e non necessariamente preceduto da una rosea e felice storia, verso un radicale ripensamento della società, tale da non consentire la sopravvivenza delle strutture di potere attualmente dominanti. I membri di queste sono i più attenti osservatori di certe evoluzioni, perché perseguono l'obiettivo di mantenere la loro fetta di “Potere”, adattandosi ai tempi. Ma il mondo contemporaneo è molto più complesso di un tempo, più “caotico”; l'accuratezza delle previsioni diminuisce ed è molto più facile e probabile l'emergere di nuove strutture di potere in vera competizione, non addomesticate; perciò è necessario stringere i pugni e tenere il polso. Come? Il primo controllo è sull'anello debole di tutta la costruzione, cioè noi, come elementi indistinti dell'opinione pubblica. È qui che si giocano molte delle partite più importanti, almeno finché sopravvive questa parvenza di democrazia.

  13. E tra questi, almeno in Emilia Romagna, ce ne sono ora 5 del M5S, mentre prima erano 2 (in realtà 0, visto che Favia fu espulso quasi subito e Defranceschi fu prima sospeso per presunte irregolarità in certi contratti, poi smentite con conseguente ritorno, e poi espulso ad ottobre in seguito ad una condanna della Corte dei Conti su una diversa questione). Con buona pace dei “come-si-può-esser-così-coglioni” che si svegliano, frementi, e godono così, e per così poco, con la loro infinita umiltà (ché poi è quasi tutta colpa degli altri, quelli cattivi), le loro confortanti generalizzazioni e con le loro «argomentazioni di spessore»; con buona pace di tutti quelli che “ragionano” così e sono il miglior antidoto all'antigrillismo immaginabile; con buona pace di chi ragiona invece così (lascio al lettore fantasioso il debunking del superficiale «normalissimo» e dei sottintesi…); con buona pace di tutti loro, lasciando da parte le pippe degli umili vincenti o anti-perdenti, considerato lo scopo delle regionali, la situazione è quella che è.

  14. Aspetterei però le prossime elezioni che interessino la nazione e non soltanto due regioni per fare ulteriori considerazioni. In Calabria c'era già stata una flessione negativa tra le elezioni regionali del 2005 e quelle del 2010. Considerando l'ulteriore calo del 2014, possiamo già parlare di trend e prevedere un peggioramento? Non si possono fare previsioni del genere.

  15. Anche se in realtà ne dissemino senza problemi.

  16. Se raggruppassimo i voti per macroaree e considerassimo tutte le forze in campo, le cose potrebbero apparire differenti (SEL per esempio finirebbe nello stesso calderone del PD e lo spostamento di voti dal PD a SEL sarebbe irrilevante). Ma in questo modo staremmo facendo un altro tipo di indagine.

  17. Come detto il fatto che, nonostante l'inferiore affluenza, abbia un numero di voti superiori a quelli ottenuti nel 2010, è un dato a favore di questa affermazione e non contro, come l'amica di Uriel Fanelli lascia intendere — devono aver studiato assieme. Se ipotizziamo che l'astensionismo non abbia colpito per niente il M5S, comunque vorrebbe dire che si sono tenuti i loro voti e ne hanno aggiunti altri. Se ci sono potenziali elettori del M5S che alla fine hanno deciso di non andare a votare, in termini assoluti questo vorrebbe dire ancora altri voti, tagliati dalla mannaia dell'astensionismo. (Non è affatto detto che questi voti siano recuperabili in futuro; ma per l'analisi di ciò che è stato già ci possiamo fermare e concludere che effettivamente la performance elettorale del M5S è stata buona).

  18. In questo tipo di analisi non è possibile valutare quanto è dovuto al “colore politico” dell'astensionismo e quanto alla fuga di voti. La mia opinione è che sia preponderante l'effetto del “colore politico” dell'astensionismo: i più “infastiditi” e delusi dal PD (e di riflesso dalla politica) sono proprio gli elettori della maggioranza.

  19. Le variazioni dei rapporti tra i voti assoluti sono indicative solo “contestualmente”, ma non sono in grado di dirci nulla riguardo al risultato elettorale — intanto perché non prendiamo proprio in considerazione i voti dati ad altre forze politiche, poi perché per l'assegnazione dei seggi conta il “quadro relativo complessivo” e non delle singole forze prese due a due: questo procedimento ci permette di fare un altro tipo di semplice analisi, che è quella che sto appunto facendo qui. Più che sufficiente per ridimensionare i sacerdoti dei come-si-fa-ad-essere-così-coglioni.

  20. Nel 2010 tenevano testa alla coalizione di “centro-sinistra” il Popolo della Libertà e la Lega, che insieme arrivavano al 94% dei voti assoluti del PD (il 60% dalla sola Forza Italia); nel 2014 la brace semifredda di Forza Italia arranca dietro alla Lega (insieme fanno circa il 62% dei voti assoluti del solo PD); l'NCD(+UDC) va per conto suo, con meno voti (31635) del “brand” di Tsipras (L'altra Emilia Romagna, che ha 44676 voti). In pratica il centro-destra “nazional-popolare” non c'è più e sulle sue macerie il PD balla e tiene banco anche grazie a impasti e patti di convenienza.

  21. In Calabria le cose sono più complicate. Intanto l'affluenza è sì diminuita rispetto al 2010, ma il tonfo è stato più lieve rispetto all'Emilia Romagna: si passa dal 64.39% del 2005, al 59.26% del 2010, e poi al 44.08% nel 2014, senza troppi schiamazzi. In questo caso non sono i 281898 votanti in meno (rispetto al 2010) il fattore principale che ha “ridisegnato” la composizione della rappresentanza: ha pesato di più l'inesistenza del centro-destra “nazional-popolare”. La Lega “2.0” non c'è (cosa che non sorprende molto; non senza motivo si sente parlare di Lega del Sud, o quel che sia e sarà) e dunque il centro-sinistra non ha “rivali” da battere testa a testa: la Calabria era nel 2010 una regione del Popolo della Libertà (271581 voti, 15 seggi, contro 162081 voti, 10 seggi del PD nel 2010), ma questo non esiste più e nel 2014 Forza Italia, Casa delle Libertà e Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale insieme non fanno i voti ricevuti dal solo PD, che in termini assoluti cresce con 185209 voti, ma conquista solo 9 seggi, contro i 10 del 2010; complessivamente però la coalizione passa da un totale di 16 seggi nel 2010, a 19 seggi nel 2014, mentre la coalizione “avversaria”, capitanata nel 2010 dal PdL e da Forza Italia nel 2014, passa da 29 seggi a 8 seggi (una disfatta se si crede che a quella compagine interessi “vincere” adesso). Il 63% circa dei seggi va alla coalizione del PD (in cui SEL è assente); nel 2010 la coalizione del PdL aveva il 60% circa dei seggi (nel 2010 i seggi assegnati alle liste erano 30, nel 2014 sono stati 48). Nel 2010 il M5S non aveva partecipato, nel 2014 non riesce ad ottenere seggi. Questa sì, può essere considerata una sconfitta rispetto agli obiettivi.

Nessun commento:

Posta un commento

Commentate a vostro rischio e pericolo.