mercoledì 19 novembre 2014

La strada è in salita

Un po' di giorni fa cercavo di richiamare alla mente alcune nozioni riguardo il modello Encoding/Decoding, i concetti di lettura dominante, lettura negoziata e lettura oppositiva… in particolare ricordavo il passo che a breve riporto e cercavo di capire se una situazione a cui avevo appena assistito poteva essere un esempio concreto di lettura negoziata. Ieri sera invece mi sono imbattuto in un tweet “interessante” e scuotendo un po' le siepi ho trovato qualcosa che, credo, è attinente e dovrebbe suggerire qualche altro percorso di riflessione.

[…] la lettura negoziata si risolve in un'accettazione parziale dei contenuti espressi: il Destinatario fa proprio lo schema generale del Messaggio, ma ne rifiuta alcune circostanze locali che lo riguardano. Non è che «non capisce», anzi, capisce benissimo e proprio perché capisce ne respinge alcuni temi. Ad esempio: rido delle battute con cui un comico bianco eterosessuale prende in giro una donna o un gay, smetto però di divertirmi quando lo stesso uomo interpreta uno sketch che ha per bersaglio i migranti, visto che sono un migrante pure io. Quel che sono, quel che so, quel che sento, cioè quanto compone la mia cultura nell'accezione ampia che ne abbiamo dato poco prima, mi induce a negoziare il senso del Messaggio riconducendolo al suo contesto, contesto del quale faccio parte anch'io. Per sentirmi integrato può darsi che sia piacevole e gratificante ridere di donne e gay insieme agli uomini bianchi (in fondo sono un maschio eterosessuale e condivido con loro un pezzo considerevole della mia cultura di genere), ma questo piccolo castello di aspettative crolla se a essere oggetto di derisione sono i migranti come me. In quel momento ciò che poco prima sembrava essere coerente con le mie aspettative di integrazione mi ricorda invece che sono e dove mitrovo. Se continuo a mantenere la mia ambiguità, cioè a ridere di altri gruppi presi in giro ma non quando oggetto dello scherno divento io, sto continuando a negoziare; se invece metto in discussione il mio atteggiamento nei confronti di quella parte dello sketch in cui si ride di donne e di gay sentendomi solidale con loro, sto entrando in una lettura oppositiva.1

Il Messaggio del pigolio gioca deliberatamente con immagini equivoche e parole («Succh succh») che rendono possibile il collegamento con il significato che si vuole suggerire di traverso, fingendo di dire qualcos'altro2.

Noto subito che tra coloro che hanno messo il tweet tra i preferiti ci sono due donne (a giudicare dall'immagine del profilo). Sono perciò curioso di capire e provare a inquadrarle: la loro lettura del tweet non è ovviamente oppositiva, ma deve essere quella negoziata, secondo il modello che avevo in mente.

Se la foto accanto a quella di Salvini avesse ritratto il loro viso, cosa avrebbero pensato del tweet di Giorgio Faso? Chiarisco subito il quadro: il tweet può essere “apprezzato” e “capito” accettando il fatto che solletichi e solleciti una «mentalità maschilista»3.

Quello che esce fuori è di questo tenore:

Che rispetto meritano? Quindi il problema si risolve così: se usi un linguaggio maschilista, ma lo fai contro qualcuno che non merita rispetto, allora per magia non puoi riconoscere in quel linguaggio maschilista il sintomo culturale del maschilismo che permea la società, il “frame maschilista” necessario per “capire” il Messaggio del tweet svanisce.

Ma gli esempi più beceri di questa forma mentis vengono proprio dalle due donne in questione.

Con ben 6 tra retweet (1) e preferiti (5).

Con 2 retweet e 6 preferiti (principalmente dalle stesse persone che hanno apprezzato anche l'altro saggio tweet).

La lettura negoziata mi pare che calzi bene: le due donne in questione accettano la “battuta” maschilista perché si differenziano dalla “donna Taverna”, «cafona». Deduciamo anche che se consideriamo qualcuno un «cafone», allora possiamo dirgli frocio succhiacazzi, oppure bocchinara (tanto per passare dal linguaggio delle immagini alle parole), e omosessuali e donne non dovranno rifiutare il linguaggio sessista e maschilista, perché è giustificato dal caso specifico: sono due persone che non meritano rispetto? Allora sono autorizzato ad usare tutto il bagaglio culturale maschilista e sessista per denigrale, metterle in ridicolo.

Si può scorgere anche qualcosa di peggio: la mancata identificazione con la “vittima” (cioè con il “gruppo” a cui appartiene) è possibile solo grazie alla disumanizzazione di quest'ultima (e dei suoi simili), ovvero alla sua riduzione ad essere inferiore e dunque verso il quale è lecito non usare i riguardi che si devono invece ad esseri umani “veri e propri”. Anche questo c'è dietro le tragedie vissute dagli ebrei, tra gli altri, e la giustificazione morale dello schiavismo dei neri.

Penso sempre che si sbagli chi ritiene l'Italia eccezionalmente arretrata, rispetto ad altri paesi “moderni”, per quanto riguarda queste cose. Imbattersi o leggere in risposta tweet come questi vuol dire constatare che, sotto un praticello verde, pulito e ordinato4, crescono indisturbate le radici di un annoso problema culturale, che sembra sempre più difficile da eradicare.


  1. Stella, Renato, “Sociologia delle comunicazioni di massa” (pp. 155-156)

  2. Alla mia osservazione «mi chiedevo perché due donne mettono * su post che necessita "frame maschilista" x fare effetto», l'autore del tweet replica: «che hai trovato di maschilista? Una donna che rutta è l'icona della parità dei sessi». Sicché, secondo lui, le due immagini, accostate, non sono niente altro che l'immagine di una donna che rutta (il burp del testo) e l'immagine di un uomo che mangia una banana — «Succh succh», in cui, è ovvio, non c'è alcun richiamo alla fellatio. Il Messaggio è costruito chiaramente intorno all'ambiguità, non affatto casuale. Del resto l'autore ha già un tweet con tre immagini, «Senza parole», che non lasciano ombra di dubbio. Casualmente l'immagine della Taverna usata in questo tweet è la stessa di quella del tweet d'inizio di questa ornitoteca. Secondo l'autore (Giorgio Faso), basta leggere «tutta la TL» per capire… che si parlava di rutti? Naturalmente parliamo con un finto ingenuo, o con un sincero ignorante. La presa in giro è ancora più grande: si finge di parlare di rutti, o di giocare con l'idea delle persone che ruttano, o qualcosa del genere, mentre si usano immagini che si “agganciano” in modo ovvio a riferimenti sessuali, che sono il nocciolo del significato che si crede (cioè, che si vuole far credere) di aver trasceso, quando in realtà il Messaggio si fonda su di esso, ovvero risulta “divertente”, per i lettori che ne condividono il “codice nascosto” (nascosto per modo di dire) proprio grazie a quella interpretazione.

  3. E contiene pure una dose di cultura omofoba-machista, che è solo l'altra faccia della stessa medaglia di certo maschilismo. Superato — anche grazie al «Succh succh» — lo strato ovvio in cui Salvini sta semplicemente mangiando una banana, rimane il riferimento alla fellatio, che di per sé non creerebbe nessuna ilarità negativa nei confronti di Salvini, non lo renderebbe ridicolo, cioè non potrebbe essere considerata una offesa o una “presa in giro”, salvo nel caso in cui in realtà si sta “dialogando” con quella parte del Destinatario che ritiene offensivo ritrarre un uomo che succhia un fallo (di cui è simbolo la banana), proprio perché ciò caratterizza un gay. In pratica, per scendere terra terra, è come se a Salvini fosse stato detto «frocio» — e alla Taverna «bocchinara», o qualcosa di simile. “Offese” tipiche della cultura maschilista, anche laddove magari si nega — stolidamente — di essere maschilisti (poi, secondo qualcuno, i peggiori maschilisti sono donne).

  4. Il perbenismo (di facciata), certa sinistra progressista che ha fatto propria la difesa dei diritti degli omosessuali e l'emancipazione della donna, certe “mentalità aperte”, così aperte da ritenere opportuno scherzare con tutto perché tanto “loro non sono razzisti, omofobi, sessisti”… né in grado di accorgersi di annaffiare razzismo, omofobia e sessismo in generale… ecc.

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