mercoledì 17 settembre 2014

Ogni dialogo è inutile…

Vediamo un altro vecchio esempio di “ragionamento”. Si sta parlando di economia. Ad un certo punto arriva la solita sentenza tout court, semplicistica a dir poco.

L'assunto è dunque che non si può arrivare a capire di economia tramite un blog.

Questa affermazione mi incuriosisce. Perché no? Un blog può contenere la stessa densità di informazione di un libro. Ha persino potenzialità didattiche superiori, considerando la multimedialità e la possibilità di riferimenti esterni a portata di mano.

L'autore di un blog può essere un professore di economia, che magari ha anche scritto un libro di testo per l'univerisità; quindi di sicuro ”blog” non esclude la professionalità di chi ne scrive i contenuti.

L'affermazione è equivalente a questa: c'è gente che crede di capirne di economia grazie ai libri. Che suona strana, visto che milioni di studenti si formano sui libri…

Studiare su un libro cosa cambia rispetto a studiare su un blog? Un libro è davvero in grado, in generale, di dare una conoscenza superiore che è preclusa a un blog?

Il “libro giusto”… L'utente Anna ha introdotto il concetto di “lettura giusta”1, ufficiale, che dà la “giusta” idea, la “giusta” informazione, ecc. Quali sono gli elementi per discriminare un libro, «quello giusto», da un altro libro, evidentemente quello sbagliato? Chi è che ha il ruolo e la capacità di stabilirlo? Anna stessa può farlo? E se non può farlo, come fa a stabilire se quanto espresso dai suoi interlocutori è simile a quanto scritto in un “libro giusto” o in un “libro sbagliato”?

Anche con il “libro giusto”, comunque, otteniamo solo delle basi teoriche; poi, non possiamo ritenerci Blanchard. Deve esistere qualche peculiarità genetica non riproducibile…

Forse che Blanchard non ha studiato sui libri? Certo che sì (nel caso specifico). Come è arrivato ad essere Blanchard? Copiando, imitando, appiattendo le sue idee (economiche) su quelle degli altri, quelli che avevano letto libri 30 anni prima e che aveva maturato l'esperienza da lui ora vantata? (Sto supponendo che sia questa esperienza a fare la differenza.) Riproponendo quelle idee tali e quali? Non contestandole mai, non mettendone in discussione gli assunti e le conclusioni?2

Non credo che le persone di cui implicitamente parla Anna abbiano affermato di credersi Blanchard. Ma, come accade anche tra economisti3 “riconosciuti”, sono persone che hanno magari idee diverse (rispetto ad Anna e altri intervenuti negli scambi) su certe questioni economiche.

Comuque, un libro può dare le basi economiche quanto un blog: continuo a non capire l'eliminazione a priori del “blog”4 come contenitore di cultura potenzialmente di pari dignità rispetto al libro. Se esiste un “libro giusto”, può esistere anche un “blog giusto”…

Non afferrando bene quale dubbi sul loro modo di vedere e conoscere sto insinuando, né cogliendo la lieve “ironia” del calco «quello giusto», Siceid (Giorgio Faso) sottolinea: sì, ok pure, un blog, ma «quello giusto», non uno propagandistico, che scrive cazzate per definizione…5

Quindi, esiste un “blog giusto”, esattamente come esiste un “libro giusto”. Ma siamo punto e accapo: non sappiamo come distinguerli, né si capisce perché loro si sentono in grado di saperlo fare.

Con un po' di scaltrezza si potrebbe dire che il nodo si scioglie grazie all'auctoritas di chi scrive e delle fonti che cita — è un'illusione credere che ciò possa sempre stabilire con certezza il “giusto” e lo “sbagliato”: il problema è stato solo spostato dai contenuti agli autori dei contenuti, cioè a chi sostiene quanto è stato scritto.6

Non siamo in grado di “capire” quanto è stato scritto, ma se lo ha scritto X invece di Y, lo possiamo assorbire acriticamente.

Si potrebbe obiettare: se X è un economista7 e Y no, è ovvio che sia così! Non sono del tutto d'accordo, perché l'economia non è una scienza nello stesso senso in cui lo è la fisica ed esiste un più ampio spettro di opinioni plausibili che l'economista X non necessariamente condivide8… ma magari le condivide un economista W, acerrimo nemico dell'economista X! (E allora la “colpa” di Y sarebbe solo quella di dare più credito a W che a X…)

In realtà l'aberrazione è pensare che “fare economia” non sia alla portata di tutti. Sicuramente ci sarà chi è più portato e chi meno, come in tutte le cose, ma è evidente che non è questo il punto della critica.

Non ricordo le circostanze precise, né mi va di riesplorarle, ma sono sufficientemente confidente nell'affermare che di mezzo ci saranno i soliti temi dibattuti e soprattutto dibattibili sui quali nemmeno economisti “accreditati” si trovano d'accordo tra loro.9

Allora si tratta di scegliere, per dire, tra un Bagnai, o un Mosler, o uno Smaghi o un Padoa-Schioppa, poco importa da quale medium metabolizziamo le loro idee sugli argomenti dibattibili10.

Insomma, il fatto che qualcuno abbia preso idee da un blog, o che esprima opinioni economiche basandosi sulla conoscenza acquisita dalla lettura di un blog, non ci dice nulla sulla bontà di tale idee e opinioni. Ma è esattamente il contrario di ciò che si vuole dire: visto che ti sei “documentato” su un blog (di propaganda11), stai dicendo una cazzata. Non sei Blanchard, che ha studiato sui libri (quelli giusti), mica su un blog, e comunque anche se hai studiato sui libri, non penserai mica di poter essere Blanchard, ergo la tua opinione non vale un fico secco ed è, ovviamente, sbagliata. Eccetera.

Concludo con un divertissement che, al solito, mostra un singolare modo di ragionare e di fare — e qualifica persone di poco conto, anche se è sgradevole scriverlo.

Un tizio, Nanoalto, interviene dicendo che non solo la maggior parte dei “grillini” «crede seriamente che tutti possano fare economia» (e questa è una osservazione in tema), ma la maggior parte dei “grillini” crede anche che Grillo e Casaleggio siano sani di mente (e questa è una osservazione fuori tema).

Oltre ad essere un tweet fuori tema, è anche piuttosto stupido: quali sono le “prove” che Grillo e Casaleggio non siano sani di mente?12 Il fatto che dicano o facciano cose sgradite a questi cinguettatori non determina di certo lo stato di salute delle persone — o forse loro pensano di sì, che sia sufficiente, e questo è molto più suscettibili di essere considerato un problema psicologico (in realtà, culturale).

Dalle loro azioni, comunque, non si direbbe proprio. Al contrario, sono due persone molto intelligenti — e furbe.

Questo “motto” di risposta a una pretesa, quella dell'insanità mentale dei due, che è ben più che ridicola e che ho ovviamente interpretato come un gioco (il solito gioco denigratorio ma pur sempre un gioco) e non certo come una affermazione seria, genera questa preoccupante “risposta”.

Ogni discussione (con me) è inutile perché non ritengo che Grillo e Casaleggio non siano sani di mente13 (e più in dettaglio sostengo che chi lo afferma veramente non è un buon osservatore della realtà né un buon conoscitore, tra le altre cose, dell'essere umano).

Fatemelo scrivere diversamente.

Il dialogo con costoro14 è possibile solo se si è d'accordo su questa premessa fondamentale: Grillo e Casaleggio non sono sani di mente.

Surreale, almeno quanto il “dialogo” sugli asini volanti.


  1. L'omissione dell'accento sulla terza persona singolare del verbo dare significa che questa Anna non ha letto il “libro giusto”?

  2. Sarebbe così impossibile ogni evoluzione del pensiero e della conoscenza.

  3. C'è economista ed economista, nel senso che l'economia, essendo una materia vasta, dai molteplici aspetti e una moltitudine di possibili approcci diversi, ha specialisti in questo o quell'altro. La figura dell'econimista che può parlare ugualmente bene di qualunque “settore” dell'economia è un po' una finzione, anche se gli eclettici possono sempre esistere.

  4. La genesi è in realtà chiara: gli interlocutori che si vogliono “smontare” danno forza alle loro idee usando dei contenuti di un blog. Se si “dimostra” che un blog non è una fonte autorevole, le opinioni espresse perdono delle colonne portanti. L'argomento è ingannevole lo scopo è ingannare (o autoingannarsi): non è certo il fatto che una certa idea sia sviluppata su un blog a rendere tale idea più o meno buona.

  5. L'idea che un sito o un giornale di propaganda scriva cazzate per definizione è, naturalmente, una cazzata. La propaganda può benissimo usare “informazioni” che non sono cazzate.

  6. Faccio riferimento, come spesso mi capita, a ciò che un soggetto può affermare riguardo a certe cose basandosi su informazioni parziali e di cui non può essere certo, se non per convenzione o fede. Un libro su certi temi economici scritto da Krugman (per dire) può essere considerato ragionevolmente più autorevole di un libro (sugli stessi temi) scritto da me. Ma è Krugman stesso (o qualcuno di simile a lui) che può valutare il mio lavoro e giudicarlo robaccia o meno: persone “allo stesso mio livello” basano il loro giudizio solo sul fatto che io non sono Krugman e che dico cose diverse da Krugman, ma in realtà non hanno nessuno strumento culturale (e talvolta nemmeno intellettivo) per poter dire che quanto da me scritto non è “ragionevole”.

  7. E io so che è uno bravo e che appartiene alla scuola di mio gradimenti: l'ho letto sul curriculum!

  8. Magari non nel caso della meccanica classica, ma ciò è possibile anche per la fisica… Solo che moltissime posizioni dell'economia sono di fatto il risultato di opinioni che non hanno nessuna ragione “esterna” che le supporti — nella fisica è la realtà che può confermare una teoria; nell'economia, un insieme diverse di regole, create dall'uomo, può ridisegnare completamente ciò che chiamiamo “economia”.

  9. In compenso è tutto ben mascherato dal solito linguaggio ad alta inferenza o da generalizzazioni strumentali: i “grillini” credono di “fare economia”, quando si è espressa una precisa posizione economica formata dalla lettura di un blog… (Se basta così poco, anche questi signori “fanno economia”, ma loro sanno di aver letto il “blog giusto” o il “libro giusto” o, equivalentemente… sanno di non aver letto il “blog sbagliato”, e ciò ha lo stesso effetto che ha leggere quello “giusto”…)

  10. Tanto per dare l'idea del fatto che gli economisti — specie nel discutere le policy ottimali per raggiungere un certo desiderabile risultato o nel tentare di spiegare perché le cose sono in un certo modo — esprimono opionioni di cui tentano di convincere altri con argomentazioni che per loro natura non sono fuori dalla portata della critica, vi do il link di un articoletto di Krugman che parla di qualcosa che ha scritto Blanchard. Mi sembra chiaro dal linguaggio usato che quanto riportato è un'opinione — autorevole (e sulla quale Krugman è d'accordo), motivata, ma pur sempre un'opinione: Oliver sta suggerendo che… non è affatto uguale a dire che Newton ha scoperto che…

  11. Forse si parlava del blog di Grillo, che comunque a volte ospita interventi di persone che non sono a digiuno di economia; di nuovo, il contenitore, e il solo fatto di non essere d'accordo con le loro tesi, determinano il giudizio sulle affermazioni ispirate da quegli interventi.

  12. Che cosa vuol dire “essere sani di mente”? Altro parlar vago, molto pop, tanto per accendere dei simboli emozionali, o qualcosa del genere.

  13. Nel senso generale in cui una qualunque persona può essere considerata sana di mente o meno.

  14. Giorgio Faso ha “stellinato” il tweet.

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