sabato 18 luglio 2015

A cena con Stiglitz

Fra le diverse categorie di uccelli da ornitoteca c'è quello che ad un certo punto produce pigolii come questo:

Ora, a me della discussione in sé e delle tesi di ciascuna parte in quel frangente e momento interessava poco o punto. Però quando uno1 riporta un articolo di un giornale (non proprio di passaggio2) e ottiene una risposta come «CI PORTI LE DICHIARAZIONI ORIGINALI invece che cazzate» e per giunta in parte in maiuscolo, a me prudono le dita.

Se poi andate avanti leggete pure questi divertenti e grotteschi passaggi (enfasi aggiunte):

  • Palma: Ti ho citato IlSole24Ore...vuoi che Ti porto Krugman in persona?
  • Nicoli: […] l'articolo del Sole è copiato e smentito da anni (..)
  • …segue da sopra…: (..) se avessi letto gli originali (io l'ho fatto) capiresti, per questo ti chiedo di portarmeli: per educarti.
    • Nicoli: TROVA GLI ORIGINALI E IMPARA.
  • Sankauriti: Quindi stai dando dei bugiardi a @sole24ore e io dovrei credere a te? ahahah
  • Nicoli: i giornali copiano dai siti. se sbagliato i siti sbagliano i giornali.

Quello che sta dicendo Nicoli è chiaro: l'articolo del Sole 24 Ore è stato smentito; inoltre si tratta di una scopiazzatura da qualche sito (perché «i giornali copiano dai siti») che evidentemente ha sbagliato e di conseguenza ha sbagliato3 il Sole 24 Ore.

Vado a leggere le pagine del Sole 24 Ore e le prime citazioni che leggo mi sembrano corrette — mi sembra così perché evidentemente mi richiamano alla mente delle frasi che ho letto, in inglese, e che dovrebbero essere proprio quelle degli autori originali, a memoria.

Parentesi didattica. Il Nicoli ha letto «gli originali»… Ah, se leggessi gli originali, capiresti! Ma mica te li do io, che avendoli letti magari so pure dove trovarli con facilità. No: ti dico cercali… perché mettersi lì a fare un lavoro da topo di biblioteca digitale dà effettivamente qualcosa di importante almeno quanto leggere «gli originali».

Cosa pensare di chi scrive «trova gli originali» e afferma di averli letti ma non ne fornisce nemmeno uno per esempio, né un'indicazione sul dove trovarli? Ma che gioco è? Che senso ha un atteggiamento “didattico” del genere? A me sembra degno di uno sbruffone di poco conto, o di uno che vuole solo dire, in fondo, “tu non capisci un cazzo, quindi taci”.

Ora, c'è poco da smentire se scrivo un articolo intitolato «Da Krugman a Stiglitz. Le frasi di sei premi Nobel dell'Economia contro l'euro», dove riporto correttamente, senza traviarne il significato, alcune frasi effettivamente detto da sei tizi. Al massimo giungo a conclusioni diverse dalle loro e ciò è possibile e legittimo se le affermazioni prese supportano entrambe le conclusioni4. (Faccio un esempio terra terra in un'altra nota.)

Ma Nicoli in pratica dice che l'articolo è copiata da siti che hanno sbagliato e questo mi dà da pensare: non sta forse dicendo che le citazioni sono sbagliate? Tant'è che pretende che il suo interlocutore «porti le dichiarazioni originali»; come a dire: quelle lì dell'articolo del Sole 24 Ore non sono le «dichiarazioni originali» (che se avessi letto, capiresti…)

Le dichiarazioni originali…

L'articolo del Sole 24 Ore riporta delle citazioni corrette… e dunque in che senso sarà stato smentito? Boh.

Però bisogna trovarle, queste «dichiarazioni originali»; purtroppo gli autori non sono italiani, quindi bisogna cercare di immaginare le parole usate in inglese. Per farla breve, ho trovato con facilità tre citazioni sulle quattro cercate (poi mi sono stufato di cercarle, ma non vedo elementi per poter dire che le altre siano prese da siti che sbagliano).

Krugman, in Legends of the Fail5:

What has happened, it turns out, is that by going on the euro, Spain and Italy in effect reduced themselves to the status of third-world countries that have to borrow in someone else’s currency, with all the loss of flexibility that implies

Stiglitz (da un video linkato in un pigolio):

The European crisis is a man made disaster and it has four letters - the E.U.R.O

Friedman6:

The drive for the Euro has been motivated by politics not economics. The aim has been to link Germany and France so closely as to make a future European war impossible, and to set the stage for a federal United States of Europe. I believe that adoption of the Euro would have the opposite effect. It would exacerbate political tensions by converting divergent shocks that could have been readily accommodated by exchange rate changes into divisive political issues. Political unity can pave the way for monetary unity. Monetary unity imposed under unfavorable conditions will prove a barrier to the achievement of political unity. (Leggi qui)

Ho cercato poi le citazioni attribuite ad Amartya Sen, senza trovare passaggi che corrispondessero per intero. La citazione non è incompatibile con quanto si legge per esempio in questi articoli: Austerity is undermining Europe's grand vision, What happened to Europe?7, Amartya Sen on Greece, the euro, reforms and austerity8.

Mi sono fermato nei tweet e mi fermo qui: il punto iniziale era mostrare che il Sole 24 Ore aveva riportato le «dichiarazioni originali» (come ci si poteva aspettare), e perciò la richiesta urlata di Nicoli era solo fumo negli occhi.

Inoltre è Nicolini che mette in dubbio l'attendibilità del Sole 24 Ore come fonte. Dovrebbe essere lui a fornire la smentita di cui parla e almeno un collegamento alle «dichiarazioni originali»9 che lui avrebbe letto (e perciò sa che il Sole 24 Ore è smentibile e ha copiato da siti che sbagliano, come per esempio quello del New York Times dove Krugman scrive…)

Sulla questione dell'euro

Sì, è vero, quegli economisti — e con «quegli economisti» in realtà mi riferisco in particolare ad alcuni di loro, quelli che avevo già avuto modo di leggere, ovvero Sen, Krugman e Stiglitz — quegli economisti, dicevo, pur criticando l'€, non dicono esattamente che la soluzione per la crisi europea attuale sia di lasciar perdere (per ora) la moneta unica.

Però magari dicono, tra le altre cose e parafrasando, che con le politiche attuate il rischio di rottura aumenta e il sogno di un'Europa unita (sogno in cui almeno Stiglitz, Sen e Krugman credono o sperano), si allontana.

Non solo: è chiaro che non considerano l'idea dell'uscita dall'euro come un'eresia economica, mentre di solito i tifosi pro-€ vogliono far credere che la “scienza economica” dica che in caso di uscita succederebbe un'apocalisse che distruggerebbe l'economia da qui all'eternità.

È piuttosto ovvio che le loro critiche e le loro considerazioni da economisti danno buoni motivi per voler uscire — e se avessero parlato e fossero stati ascoltati a tempo debito, i grandi e geniali Architetti Europei non sarebbero riusciti a vendere prima del tempo l'assurda favola della moneta unica.

Ora…

È assai strano che Nicoli, che cena con Stiglitz, mi chieda se capisco la differenza tra «non mi piace» e «usciamo uscite dall'euro».

Intanto perché non ho mai detto «vedi, quelli dicono che bisogna uscire dall'euro!» Non vedo come avrei potuto farlo con dei tweet che mostravano solo le «dichiarazioni originali» da lui pretese.

Poi, se diamo un valore alla cultura economica che quei sei Nobel hanno, non possiamo dire che in quei testi stiano semplicemente affermando che a loro l'euro non piace, nello stesso modo in cui io potrei dire che non mi piace l'uovo al tegamino. Invece Nicoli, che cena con Stiglitz, ha ridotto le loro considerazioni sull'euro a mere esternazioni di gusti.

Immaginiamo i due a cena. «Buona questa cotoletta alla marsigliese». «Sì, discreta». «Che schifo quest'euro!» «L'acqua liscia è migliore». «Questo vino è un po' annacquato, per Bacco!» «A me l'euro piace». «La minestra è un po' troppo calda…»

Nicoli, diglielo a Stiglitz che pensi che le sue “opinioni economiche” sull'euro per te hanno lo stesso valore del suo gradimento per la cotoletta alla marsigliese!

Il punto è che non stanno semplicemente dicendo «non mi piace»: le loro affermazioni sull'euro sono su un piano affatto diverso10 da quello dove vivono le espressioni di gusto e gradimento. Ciò che dicono sull'euro non è minimamente riassumibile con un banale «non mi piace» e, come già detto, forniscono delle opinioni che possono legittimamente essere usate per argomentare in favore dell'uscita dall'euro. Non è quello che fanno loro, magari, ma ciò non conta: non sono le loro conclusioni a dare validità alle opinioni di cui sopra11.

Fatemi fare qualche altra considerazione.

Prendete la traduzione di un articolo di Stiglitz, Un'agenda per salvare l'euro; Stiglitz concludeva quell'articolo con queste parole (da me tradotte — enfasi ri-aggiunte):

L'euro può essere salvato, ma ci vogliono più che belle parole che asseriscono un impegno pro Europa. Se la Germania e altri paesi non vogliono fare ciò che serve — se non c'è abbastanza solidarietà per far sì che la politica funzioni — allora l'euro deve essere abbandonato per poter salvare il progetto europeo.

Notate come spesso e volentieri si identifichi l'Unione Europea con la moneta comune, l'euro, e si lasci — forse un po' maliziosamente — intendere che il break-up dell'€ debba corrispondere alla fine del “sogno” di un'Europa unita (come se questo avesse una data di scadenza…). In questo passaggio invece la distinzione è chiara.

La moneta unica, introdotta nell'“ordine sbagliato”, rischia di compromettere il progetto di un'Europa unita. Per salvarlo è necessario fare «ciò che serve»; ma se non si vuole fare «ciò che serve», allora è necessario abbandonare l'euro per poter salvare il progetto europeo.

La distinzione tra la futura unità europea e l'attuale unione monetaria è meno chiara nell'altro passaggio che ho messo in testa all'articolo Stiglitz e Sen: le nostre analisi usate impropriamente12. Però affermare di essere «fermamente filo-europeisti» e di volere «più di una semplice unione monetaria» non è affatto incompatibile con il sacrificio dell'euro nel caso in cui non si faccia «ciò che serve»13.

Allora… quegli economisti, constatato quanto problematico sia l'€, esprimono la loro posizione (ideologica e politica) favorevole all'unità Europea, e la loro opinione sul modo migliore di arrivare a realizzarla (nel caso di Stiglitz era contemplato esplicitamente l'abbandono se non si fossero verificate certe condizioni…14)

Altre persone, constatato (anche grazie ad economisti di chiara fama) quanto problematico sia l'€, esprimono la loro posizione (ideologica e politica) favorevole all'unità Europea, e la loro opinione sul modo migliore di arrivare a realizzarla, che prevede l'uscita15 come soluzione meno dolorosa — e sempre per poter permettere la nascita di una vera Unione europea in futuro.

Panta rei, cioè πάντα ῥεῖ… siamo a luglio del 2015 e ne è passata di acqua (con qualche cadavere greco e il sangue che ancora la tinge) sotto i ponti: l'articolo del Sole 24 Ore ha il suo tempo e pesca citazioni nell'arco di tre lustri circa.

Oggi cosa risponderebbero ad una domanda come la seguente? «Secondo te, sarebbe opportuno che i paesi dell'eurozona, tutti o solo alcuni, uscissero armoniosamente e di concerto dall'euro al fine di salvare il “progetto europeo” e consentire la ripresa?»

Problemi di comprensione

Ormai questo è un tema classico.

Come ho già scritto,

il punto era mostrare che il Sole 24 Ore aveva riportato le «dichiarazioni originali» (come ci si poteva aspettare), e perciò la richiesta urlata di Nicoli era solo fumo negli occhi.

Le affermazioni di quegli economisti lasciano lo spazio per ritenere sensata la soluzione dell'abbandono dell'€ — e dunque Nicoli e tutti gli altri non dovrebbero essere sorpresi dal fatto che esistano persone (anche economisti) che ritengono che sia meglio uscire piuttosto che rimanere a certe condizioni.

Sen, Stiglitz, Krugman e gli altri magari non sono nell'esercito dell'€xit; ciò non toglie che le loro “osservazioni e analisi economiche” sull'€ supportano bene anche soluzioni diverse da quelle che loro auspicano e desiderano — possono anche parlare di «uso improprio» delle loro analisi, ma si devono riferire soltanto al fatto che son state loro messe in bocca parole “anti-europeiste”, più che anti-euriste, e attribuite conclusioni assenti nella loro impostazione.

Spero di aver ribadito a sufficienza il concetto.

Ora… mentre io scrivevo, uno dopo l'altro, i cinguettii delle «dichiarazioni originali» trovate, Nicoli rispondeva.

Per esempio al tweet per Friedman, che era l'ultimo della serie, mi risponde

sei duro? NON-DICE-DI-USCIRE

Proprio così. Perché per Nicoli bisogna scriverlo esplicitamente e non può essere qualcosa che altri possano dedurre dal testo, come ho fatto in una nota per quel passaggio di Friedman. No, Friedman non scrive DOVETE-USCIRE

Ma la vera cosa sorprendente (nemmeno poi tanto) è quanto certe persone riescano ad essere stupide per presunzione: non sono «duro [di comprendonio]», sei tu il coglione che aveva scritto «i giornali copiano dai siti. se sbagliato i siti sbagliano i giornali» — si stava parlando dell'articolo di Il Sole 24 Ore, quello che sarebbe stato copiato e smentito.

Ed è sempre lui il coglione che aveva scritto «Palma, ripeto: CI PORTI LE DICHIARAZIONI ORIGINALI invece che cazzate?».

Questo è il tweet a cui ho risposto, fornendo le «dichiarazione originali» richieste, senza accennare minimamente alle possibili conclusioni: Krugman prima, poi Stiglitz e Friedman.

Ma forse lui non ha capito che quei tweet contenevano «le dichiarazioni originali»? Eppure il primo e il terzo hanno un'immagine del passaggio d'interesse, di cui quello riportato dal Sole è palesemente una traduzione… (Se non se ne è accorto, vuol dire che non ha letto; e se non ha letto, come può esprimere giudizi?)

Il tweet su Sen dovrebbe fugare eventuali dubbi residui: le esatte frasi di Sen non le ho trovate, ma sono credibili, p.es. What Happened to Europe?.

Nonostante ciò Francesco Nicoli, che cena con Stiglitz, ha risposto tutte le volte presumendo che quelle citazioni fossero date perché confermavano che quegli economisti avessero detto testualmente che bisogna uscire dall'€. Un'affermazione che non ho mai fatto16.

  • 1: non mi pare dica che SI DEBBA USCIRE.
  • 2: vedi altro commento: non dice di uscire.
  • 3: sei duro? NON-DICE-DI-USCIRE
    • sei coglione?
  • 4: none of your quotes say anything about leaving the Euro.Do you get the diff. between not liking it and leaving?
    • «Il cianuro Bibite al cianuro portano alla morte se non si prende l'adeguato antidoto». Ma mica dice che non bisogna berle! Il livello è questo…
  • 5: ti ho risposto abbondantemente: NESSUNO PARLA DI USCIRE DALL'EURO.
    • gli asini non volano (indovinate a quale domanda risponde? Che c'entra, chiederete… Appunto!) Ripetere N volte «non-dice-di-uscire» significa rispondere abbondantemente? …

La capisci la differenza tra non piacergli e uscire? Ma tu, Nicoli, capisci…? Capisci la differenza tra il darti i virgolettati originali (che tu hai richiesto) [delle citazioni] dall'articolo del Sole 24 Ore sul quale hai gettato discredito e il dire qualunque cosa di diverso da quanto quelle citazioni dicono?

Se riporto la «dichiarazione originale» di Stiglitz (per esempio), «The European crisis is a man made disaster and it has four letters - the E.U.R.O», mica sto dicendo che lì c'è scritto “european countries must exit the €”, per dire.

Magari nel contesto (visto che il tweet a cui ho risposto non ti ha rivelato nulla) al massimo potresti dire che sto sostenendo che quelle affermazioni effettivamente danno dei motivi per poter concludere che allora è il caso di uscire dall'euro… (Ma in realtà lo sto dicendo ora: il punto era rispondere alla richiesta delle «dichiarazioni originali» e al dubbio gettato sulla correttezza delle citazioni contenute nell'articolo del Sole 24 Ore).

Rispondere per cinque volte a domande o affermazioni che l'interlocutore non ha mai fatto o detto risponde abbondantemente ad un'altra domanda — che non farò a questo uomo europeo, ricercatore, politico, a volte poeta, visiting fellow al CEPS. Ciò spiega un po' di atteggiamenti un filino orientati.


  1. Mr. Nicoli non è “uno”: lui va a cena con Stiglitz, quindi poi ci farà sapere… (Nutre sempre l'ego andare a cena con qualche VIP premio Nobel: magari qualche paparazzo li fotografa ed esce uno scoop incredibile: «Stiglitz a cena con un misterioso sconosciuto!», che da quel momento non sarà più tanto sconosciuto…) La mia prima ipotesi, che le ricerche fatte non hanno smentito, è che le citazioni provengano da interviste o da articoli degli stessi autori.

  2. Non mi piace il Sole 24 Ore perché è un giornale “finanziario”, ma questo non significa che citi a cazzo, attingendo da siti anti-€ che hanno inventato di sana pianta le affermazioni di quegli economisti, come evidentemente sostiene Francesco Nicoli.

  3. Possiamo interpretare l'errore in due modi: o hanno scritto parole mai dette, o le hanno dette ma sono estrapolate dal contesto in modo da cambiarne il senso — cioè il loro significato è diverso se rimettiamo le frasi nel contesto. Ma se le affermazioni sono “autosufficienti” rimetterle nel contesto permette al massimo di capire a quali conclusioni giungono gli autori e perché, ma restano “vere”. Facciamo un esempio pertinente, anche se si tratta di una ipersemplificazione. L'euro fa schifo perché X può essere detto tanto da chi sostiene che sia necessario tenersi questa moneta unica quanto da chi sostiene che invece bisogna abbandonarla. Gli anti-€ diranno «l'euro fa schifo perché X, perciò bisogna uscirne». I pro-€ diranno «l'euro fa schifo perché X, però non dobbiamo uscirne perché…» e spiegheranno i loro motivi, che chiaramente saranno ottimi per i pro-€ e pessimi per gli anti-€. Ma resta un punto fermo: l'affermazione su cui entrambi concordano (l'euro fa schifo e il perché — X — ciò sia vero) è vera e può supportare sia la posizione anti-€ che quella pro-€. Il dibattito si deve perciò spostare, eventualmente, su quel che segue il «perché…» dei pro-€.

  4. Non è un fatto straordinario ed eccezionale. Per esempio se siamo tutti d'accordo che il “teorema” T è effettivamente un teorema ed è vero, ma per dimostrare la mia tesi finale F uso, oltre al “teorema” T, anche l'assioma A, allora ad un mio avversario basterà dubitare di A, pur accettando T, per non giungere alla mia stessa conclusione F.

  5. Era il 10 novembre del 2011 e l'articolo di Krugman inizia così: «Questo è il modo in cui l'euro finisce: non con un big bang, ma con un bunga bunga. Non molto tempo fa i leader europei insistevano che la Grecia poteva e doveva stare nell'euro e ripagare tutto il suo debito. Ora, con l'Italia che cade nel precipizio, è difficile vedere come l'euro possa sopravvivere. […] Il tentativo di creare una moneta europea unica è una di quelle idee che taglia trasversalmente le usuali linee ideologiche. È stata acclamata dalla destra americana […] e dalla sinistra britannica […]. Ma vi si sono opposti i conservatori britannici […]. E aveva suscitato dubbi nei liberali americani, preoccupati […] da ciò che sarebbe successo se i paesi non avessero potuto combattere la recessione usando le politiche fiscali e monetarie». Il terzultimo paragrafo è quello che riporta il Sole 24 Ore. Dopo «implies» il paragrafo continua così (tradotto da me, come il passaggio precedente): «In particolare, poiché i paesi dell'area euro non possono stampare moneta nemmenoo in caso di emergenza, sono soggetti ad interruzioni di finanziamenti come non lo sono quelle nazioni che hanno la loro propria moneta». Krugman non dice di abbandonare l'euro in favore di una propria moneta, ma dà buoni motivi per volerlo fare!

  6. Articolo del 1997; a leggere certe frasi più di tre lustri dopo, quando la crisi Greca è ancora lì a ricordarci che razza di istituto sia questa “Unione” europea, fa un certo effetto, o no?

  7. «There are two issues [about the soundness of Europe’s economic policy-making] that arise immediately: the viability of the common European currency, the euro; and the policy of austerity […]. On the first question, most of the attention has tended to be concentrated on the shortrun survival of the euro, through providing liquidity to the troubled countries, by one means or another […]». E anche: «A unified currency in a politically united federal country […] survives through means […] that are not available to a politically disunited Europe. Sooner or later the difficult question of the longrun viability of the euro would have to be addressed, even if the rescue plans are completely successful in preventing a breakdown of the euro in the short run.»

  8. «[Sen] wanted to highlight his devotion to the ideal of a united Europe – which he always thought would be undermined by a common currency. “The euro stabbed Europe in the back,” he says tellingly. “It was particularly ill-suited to the southern countries, whose exchange rate […] appreciated because of it. And it has today led to an increase in tension between member states.” […] He makes it clear that he is not critical of Greece's decision to remain in the euro – “Once you're in, you don't get out easily; it would cause an immense crisis.” Yet he states unequivocally that Greece should never have joined and that the whole project lacked economic logic.»

  9. Essendo stato bloccato da questo ricercatore a cui piace additare la durezza altrui, sono giunto a formulare l'ipotesi che il suo fosse un bluff. Il solito bluff basato su: tanto ho ragione io, so di avere ragione, so che quello dice così e così e così, poi comunque a cena glielo chiedo… E mentre si autoesalta, si dimentica di ascoltare quello che stanno realmente dicendo gli altri. Gente così finisce nella sala dei bottoni, magari. E come potrebbe essere diversamente?

  10. Mi è capitato di far leggere alcune cose che scrivo e di scoprire che per molti l'avverbio “affatto” nega. Capita perché è usato molto più di frequente in affermazioni negative, ma in realtà “affatto” è un rafforzativo tanto per una negativa quanto per una affermativa. Perciò «è affatto bello» significa che è veramente bello, non che è brutto. Quindi non vi confondete: quando scrivo «sono su un piano affatto diverso» intendo dire «sono su un piano del tutto diverso» — perché questo è il significato in italiano.

  11. Magari Nicoli vorrebbe che fosse così. In questo modo, se T e X possono essere usati per concludere in favore della permanenza dell'euro, nessuno potrebbe usare T e Y per concludere in favore dell'uscita dall'euro, perché T è già usato nell'argomento a favore della permanenza… Credo che sia una sorta di petitio principii, in cui la conclusione “dà verità” alle premesse (a T e X, e quindi in particolare a T), che diventano “false” se vengono usate in argomenti che giungono a conclusioni diverse (T è ok per dimostrare la tesi prediletta da Nicoli, ma non va bene per dimostrare la tesi avversata da Nicoli… psicologicamente è anche un bias cognitivo…)

  12. L'articolo non è una difesa dell'euro, ma un attacco alle posizioni intransigenti di alcuni anti-€ che si mettono a discutere con altri anti-€, rei di esserlo nel modo sbagliato… perché dovete sapere che c'è un modo giusto di essere anti-€ e un modo sbagliato… Comunque, analizzando di volata il panorama così detto euroscettico, mi sembra di vedere che c'è una convergenza sull'idea che il problema maggiore sia quello economico, che in pratica si riassume con la moneta unica. La posizione totalmente contro un'Europa unita, invece, non mi sembra avere un numero alto di seguaci.

  13. Le vicende della Grecia mostrano quanto sia traballante la volontà di fare «ciò che serve». Ciò che si sta facendo non mi sembra corrispondere all'agenda di Stiglitz. Ma è anche vero che è passato del tempo da quell'articolo: magari nel frattempo Stiglitz ha cambiato idea su quell'agenda… Ce lo dirà Nicoli la prossima volta che ci va a cena.

  14. E non mi sembra che si siano verificate e che abbiano la possibilità di verificarsi: la mutualizzazione del debito è chiaramente difficoltosa (per usare un eufemismo), e gli ultimi tre punti dell'agenda di Stiglitz sono piuttosto vaghi… però non mi sembra che le misure varate in Italia o in Grecia possano raggiungere quegli obiettivi.

  15. Abbandono dell'€ secondo diverse modalità, a seconda della “fazione”. Non dimentichiamoci che tale posizione è supportata da un eterogeneo schieramento che comprende anche economisti e che gli argomenti non sono incompatibili con le affermazioni di Sen, Krugman, Stiglitz e, presumibilmente, degli altri 3. (Il passaggio di Friedman si può interpretare così: se lo scopo principale è l'unità politica, bisognerà abbattere le barriere che impediscono il suo raggiungimento: l'unità monetaria imposta sotto condizioni sfavorevoli — e qualcuno dirà che basterebbe farle diventare favorevoli… sarebbe solo un'altra posizione probabilmente legittima, ma non necessariamente percorribile o migliore.)

  16. E a voler essere pignoli, così come quelli non hanno scritto esplicitamente le parole uscite dall'euro, così nessun altro l'ha fatto davvero: Sankauriti ha scritto «7 premi nobel sono contro euro». «Contro euro» è un'espressione aperta che va bene per descrivere le critiche contro l'euro scritte da quei Nobel. Vietato esaminare altri elementi e fare deduzioni, ma solo se ciò che si deduce da premesse vere non è conforme a quel che gradisce Nicoli… Ho trovato pure due perle nascoste nelle risposte. Vincenzo Pinto dice: «Ancora con questa panzana dei 7 Nobel? Uno sarebbe Pissarides, tanto per dire…». Vincenzo Pinto deve essere uno davvero in gamba per porre un qualunque tipo di dubbio su un Pissarides, tra le altre cose anche lui vincitore di un Nobel in economia… Evidentemente una pecora nera nella rosa dei Nobel citati… L'altra perla è di alcofibras nasier, sodale del biologo statistico geochimico voceidealista: «quali di queste 7 premi prende lo stipendio in euro?». Un economista che riceve uno stipendio in dollari, in sterline, o in franchi svizzeri, non ha la stessa competenza di uno che viene pagato in euro…? Evidentemente per il finto razionalista alcofibras è così, sennò non si spiega cosa voleva insinuare con il suo intelligentissimo tweet.

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